Ti lascia libero di fare altro la radio, e di esserlo. | M. Cirri

 

  

Inizia con questo intimo ricordo di infanzia l’ultimo libro di Massimo Cirri, Sette tesi sulla magia della radio.

Un’immagine a raccontare di come la radio si sia rivelata, nel tempo della sua esistenza, uno strumento cangiante, un mondo di voci che tengono compagnia, che consentono di immaginarsi il mondo, di colmare un silenzio.

La radio vive anche nel buio, diventa uno strumento per pensare, immaginare, emozionarsi e sorridere.

La mia avventura radiofonica risale al 2012, al microfono della Rete Due, canale culturale della Radio della Svizzera Italiana.

Da allora ho la fortuna di godere di uno spazio magico, in cui cerco di entrare in punta di piedi, nel rispetto di un contatto etereo, sensibile e concreto con le persone che sono dall’altra parte del cavo.

La radio è per me racconto di pensieri, luogo di incontro, alla scoperta di musica e musicisti, artisti in generale che con l’artigianato prezioso di chi cura la bellezza ci consentono di coltivare nuovi sguardi sul mondo, nuovi spazi di libertà.

In questo spazio puro tra musica e parole mi è concessa la fortuna di condividere, anche con chi è all’ascolto, racconti di esperienze, di passioni e di entusiasmi.

Mi consente di immaginare un luogo in cui la musica sia anche racconto, fascinazione sonora, compagna di viaggi e amica costante.

Sarà dunque un piacere, per chi lo vorrà, tenervi compagnia sulle frequenze della Rete Due della RSI, in Capriccio dalle 9:30 alle 12, in ReteDueCinque dalle 14 alle 17 era mattina dei weekend dalle 7 alle 13, negli approfondimenti di Voi che sapete alle14:30 e nei Live di Reteduecinque diffusi in streaming.

Italo calvino e le lezioni americane

Divagazioni musicali all'incrocio fra critica, interpretazione e fantasia

di Barbara Tartari e Giordano Montecchi

Il 6 giugno del 1984 Italo Calvino fu ufficialmente invitato dall’Università di Harvard, Cambridge, a tenere le prestigiose Charles Eliot Poetry Lectures, un ciclo di sei conferenze da tenersi durante l’anno accademico.

Il termine “Poetry” ha in questo caso un significato ampio e coinvolge ogni forma di comunicazione poetica, dalla letteratura alla musica e all’arte figurativa.

Nel tempo sono state invitate personalità quali T. S. Eliot, Igor Stravinsky, Jorge Luis Borges solo per citarne alcuni. Italo Calvino fu il primo scrittore italiano.

La scelta del tema da trattare era completamente libera e Calvino si concentrò su alcuni valori letterari da portare con sé nel futuro prossimo millennio, come una sorta di faro da seguire per conservare intatta la fiducia nel futuro della creazione artistica: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità e Molteplicità.

Ogni valore da lui approfondito porta però sempre con sé anche il suo contrario, in una dialettica costante perché solo quest’ultima può rappresentare la complessità del mondo e della sua espressione.

E se queste riflessioni diventassero una lente d’ingrandimento attraverso il quale riflettere e divagare in musica? Potremmo costruire forse infiniti percorsi.  

Questi sono quelli hanno disegnato con estrema libertà e fantasia Giordano Montecchi e Barbara Tartari.

Così parlò Igor

Intorno alla Poetica della musica di Stravinsky

di Barbara Tartari e Giordano Montecchi

Una fotografia scattata nel 1939 a Sancellemoz, ci rivela due eleganti uomini su un terrazzo soleggiato. Uno intento nella scrittura, lo sguardo concentrato, fogli sparsi e un libro chiuso davanti a sé. L’altro accanto, camicia e cravatta, sguardo lungo verso il panorama davanti a sé, pensoso. Il primo è Roland Manuel, compositore e critico musicale russo, già allievo di Ravel, nonché suo migliore amico e biografo. Il secondo è Igor Stravinsky, e chissà a cosa stesse pensando in quel momento. Il 27 marzo di quell’anno, infatti, mentre curava la sua tubercolosi in Alta Savoia, gli giunse dalla Harvard University la richiesta di tenere otto conferenze nell'ambito delle celebri Charles Eliot

Norton Poetry Lectures che, dal 1925, avevano già accolto molte celebrità della letteratura.

Stravinsky fu il primo musicista ad essere invitato dalla prestigiosa università. Il più noto compositore dell’epoca, però, non era anche un letterato e dunque si affidò all’aiuto dell’amico Pierre Suvchinsky e di Roland Manuel per la stesura dei suoi pensieri attorno alla composizione. Nacque così la sua Poetica della Musica (vedi foto). Pubblicato nel 1942 in francese, lingua dell’originale manoscritto e nel 1947 in inglese. La prima edizione italiana fu del 1954 per le Edizioni Curci. Fin dalle prime parole ci confrontiamo con uno Stravinsky preoccupato di difendersi da critiche e giudizi, o pregiudizi, che lo dipingevano come un rivoluzionario. Le sue lezioni intendono essere “confessioni dogmatiche” volte a “far prevalere l’ordine sul caos” e a “porre la stessa attività creatrice sotto l’egida di questo dogmatismo”. Ci appare dunque immediatamente un forte contrasto tra ciò che leggiamo attraverso le sue parole e ciò che la sua scrittura musicale ci racconta. Contrasti e contraddizioni che rendono il libro, e ancor più l’uomo, interessante e complesso.

VOI CHE sapete

Lo spazio quotidiano che Rete Due vuole dedicato all’approfondimento di argomenti musicali affrontato con taglio giornalistico. Una proposta di circa mezz’ora che metterà sul tavolo in maniera articolata temi disparati che hanno come denominatore comune la Musica.

Qui alcune puntate.

MUSICA PROIBITA

di Barbara Tartari e Giovanni Conti 

 

In questi giorni abbiamo tutti sotto gli occhi immagini inquietanti che provengono dall’Afghanistan. Bande armate che solcano le strade selle città, donne e bambini in fuga alla ricerca di un modo per raggiungere paesi dove possano trovare una vita fatta di libertà e rispetto. La presa dell’ultimo baluardo, la capitale Kabul, da parte dei Talebani, ha gettato il paese nel caos e nel terrore di essere ricatapultati in un medioevo di barbarie dove a dettar legge potrebbe essere la sharia più radicale. Ed è di pochi giorni fa la notizia che la musica sarà nuovamente proibita nel paese perché considerata immorale.

IL BOSCO CHE SUONA NON C'È PIÙ

di Barbara Tartari e Giovanni Conti

 

In Val di Fiemme si trova il Bosco degli“Abeti che cantano”, abeti rossi detti “di risonanza” e il loro legno è perfetto per la costruzione di preziosi strumenti musicali.

Una tempesta con la sua furia distruttiva il 26 ottobre del 2018 si accanisce sulle foreste trentine abbattendo in poche ore migliaia e migliaia di alberi che avevano tra i 150 e i 250 anni.

VINILE MON AMOUR

di Barbara Tartari e Giovanni Conti

 

Nel 2020 ne vendite di vinili hanno superato quelle dei CD negli Usa e ovunque ormai si assiste a un ritorno del vecchio disco che tutti davano ormai per defunto. La storia dunque non procede sempre per passi in avanti, ma a volte torna indietro e riparte se non da capo, almeno valorizzando ciò che una “selezione naturale” ha ritenuto il formato in grado di riprodursi meglio. Argomento ghiotto e sempreverde di cui Barbara Tartari e Giovanni Conti discuteranno con i musicologi Paolo Prato e Luciano Ceri.

LIVE DI RETEDUECINQUE

Stagione musicale di proposte dedicate, nell’ambito della rassegna RSI “MusicaViva”, a esibizioni e momenti di incontro dal vivo con musicisti ed ensemble della Svizzera italiana, accolti negli studi RSI a Lugano dai redattori musicali della Rete.